Lettera a....

Caro Davide,

sapevo che alla fine avrei scritto a te, nonstante tutte le lettere già preparate, gli infiniti destinatari immaginati. Lo sapevi anche tu, vero?
È da tanto tempo che non ti scrivevo qualcosa, l'ultima volta scrissi una lettera d'addio; un addio che non esiste, che non c'è mai stato, solo nella mia testa.
Già...Ma nel mio cuore?
Quanto posso essere sicura di averti dimenticato?
Voglio raccontarti una cosa, che mi sconvolse e stravolse tutte le mie certezze...
Era fine aprile, tardo pomeriggio. Mi riposavo con i miei amici dopo aver passato ore a far fruttare l'incontro della redazione del giornale scolastico. Eravamo seduti tutti allo stesso tavolino; giocavamo, si scherzava. Ero tranquilla, serena. Pensavo a Marisa, e all'appuntamento che ancora non sapevo avrebbe segnato il nostro destino.
D'un tratto passi tu...Dannatamente identico alla prima volta che ti ho visto...A quando ero poco più di una bambina e ti vedevo come un angelo...Identico come ti vidi la vigilia di Natale...Identico alla primavera, all'estate che ti tenne lontano, ai giorni bastardi che si prendevano gioco di me.
Così pensavo...Ero troppo piccola? Sicuramente...
Ma allora, perché quando sei riapparso quel giorno tutto il corpo cominciò a cedere? Perché sentivo il cuore battere più forte, le labbra fremere? Perché ti sentivo nella mia testa come il primo giorno? Come quel luglio duemilasei?
Sono corsa in bagno, ho pianto, sono ritornata tra i miei amici. Era tutto così diverso...se n'erano accorti...
Guardavo lungo la strada, nella speranza che tu tornassi indietro, che mi vedessi, che accadesse come l'ultima volta che mi hai visto...Più alta, più bella, più grande. Più sicura. Tremendamente decisa. E per la prima volte notai il tuo sguardo perso...In bilico. Dov'eri?
Speravo che mi fermassi, na volta uscita dal negozio. Che mi fermassi e mi chiedessi di vederci, qualche volta. Allora mi sarei sentita morire dentro. "Non so, devo pensarci. Ma credo proprio che non potrò" avrei risposto io, mangiandomi subito la lingua, ma andandomene di corsa. Sarei ritornata il giorno dopo, di corsa, e col fiato corto ti avrei detto "sì!", e sarei scappata di nuovo. Credo che a te piaccia così.
Io, così abituata a comandare, ad avere la meglio su tutto, non potrei mai averla su di te. Non l'ho avuta e mai l'avrò. Perché tu hai innescato qualcosa che in me morirà solo quando morirò io. Sei l'involontario artefice delle mie scelte, il sospiro che turbina nella mia anima...Il sibilio del vento la notte. E sei ciò che non c'è.
Guardami; io non sono più quella ragazzina che voleva parlarti con ogni scusa, che stava ore ed ore appostata ad una vetrina, che ha imparato a conoscerti da lontano. Sono cresciuta e tu lo sai. Ma allora dove cazzo sei?
Ora la ragazza ce l'ho. Io e marisa stiamo "insieme". Più o meno perché ogni giorno sorgono mille problemi; ma andiamo d'accordo, abbiamo i piedi di piombo, per non bruciare le tappe.
Non penso a te quando sono con lei, e so che ti piacerebbe troppo. Anche questa tua malizia nascosta mi piace. Ma non ti amo più. Per te è finito un tormento. Ti sei sentito male quando mi hai detto di no?
Sicuramente ci hai romanzato sopra...Anche dopo mesi...Ma dopotutto, ti amavo ancora. Dicevo di no, ma ero ancora persa. E ora?
Ora mi chiedo solo...Dove sei?
Io a volte ancora non riesco ad arrendermi...Ma è così e non posso farci nulla. Niente primo bacio. Niente prima volta. Niente noi due.
Ti dirai "ma le hai scritte tu queste parole banali e sgrammaticate? Tu che fai incantare le persone davanti alla tua penna?"
Sì.
Non me la sento di dirti addio, non ce la faccio. Che ti piaccia o meno, sei qualcosa che si è attaccato. Un morbo incurabile. Che o regredisce o viene assorbito. Ma resta incurabile.
Io sto assorbendo il tuo ricordo. Ma purtroppo resterà.
E tu hai consumato la mia essenza.

Emma